| Federico Leoni 
 L'uno. Archeologia della psicoanalisi
 La psicoanalisi incontra a un certo punto del suo  tragitto la questione dell'Uno. Jacques Lacan la mette anzi al centro  dell'ultima fase della sua riflessione e della sua pratica clinica. Ma le  letture contemporanee di Lacan si dividono in profondità proprio su questo  punto. Alcune fuggono l'autismo dell'Uno, altre se ne fanno persino sedurre,  arrivano a ipostatizzarlo, non meno delle prime, del resto. Questa divisione è  esemplare, persino sintomatica. Interrogarla, come può fare un'archeologia dei  saperi e delle pratiche contemporanee, può far luce sul senso e sui limiti di  molte delle scienze umane, al cui campo la psicoanalisi appartiene  esemplarmente anche se problematicamente. Soprattutto, può fare luce su molte  delle trasformazioni a cui vanno incontro le forme e i contenuti della nostra  esperienza, e sull'Uno come operatore fondamentale di ogni esperienza come di  ogni teoria dell'esperienza.
 Federico Leoni insegna Antropologia filosofica  all’Università di Verona. È coordinatore scientifico del Centro di ricerca per  la filosofia e la psicoanalisi istituito presso il Dipartimento di scienze  umane della stessa Università. Tra i suoi libri: L’inappropriabile. Figure del  limite in Kant (2004); Senso e crisi. Del corpo, del ritmo, del mondo (2005);  Habeas corpus. Sei genealogie del corpo occidentale (2008); L’idiota e la  lettera. Quattro saggi sul ‘Flaubert’ di Sartre (2013); Jacques Lacan,  l’economia dell’assoluto (2016). Dirige con Massimo Recalcati la rivista  “Lettera. Quaderni di clinica e cultura psicoanalitica”. Dirige con Riccardo  Panattoni la serie “Le parole della psicoanalisi” (Orthotes, Salerno). Dirige  con Mauro Carbone, Galen Johnson e Ted Toadvine la rivista internazionale  “Chiasmi” dedicata al pensiero di Maurice Merleau-Ponty. __________________________________________________________________________ Graziano Lingua
 L’Uno e i suoi Altri
 Figure e temi del pensiero trinitario  nel cristianesimo orientale
 Il cristianesimo si è pensato fin dalle origini sotto il  segno dell’Incarnazione e quindi sotto il segno di un Uno che si presenta come  originaria relazione tra il Padre e il Figlio. L’unico quadro concettuale che  ha permesso di concepire questa relazione è stata la figura uni-trinitaria di  Dio. La concezione cristiana della Trinità implica che l’unità  dell’ousia-sostanza di Dio si dia al proprio interno nella sussistenza  ipostatica dei Tre, con le loro azioni specifiche. Nella lezione cercherò di  far emergere alcune strutture concettuali che sono state utilizzate per dire la  differenza delle persone nell’obiettivo di mantenere unito ciò che esse allo  stesso tempo permettono di distinguere. Per fare questo lavorerò su uno  specifico corpus della tradizione del cristianesimo orientale, perché è in esso  che il problema dell’uni-trinitarietà ha trovato un contesto speculativo  particolarmente fecondo. Oggetto del mio intervento sarà nello specifico la  teologia trinitaria dei Padri cappadoci (Basilio e Gregorio di Nissa) e la  ripresa del problema trinitario nella filosofia religiosa russa di inizio  novecento (S. N. Bulgakov e P. A. Florenskij).
 BibliografiaGregorio di Nissa, Contro  Eunomio, in Id., Opere dogmatiche,  a cura di C. Moreschini, Bompiani, Milano 2014
 Basilio, Lo Spirito Santo,  a cura di Giovanna Azzali Bernardelli, Città Nuova, Roma 1998.
 S. N. Bulgakov, Capitoli  sulla trinitarietà, trad. it. di G. Lingua, in P. Coda, Sergej Bulgakov,  Morcelliana, Brescia 2003
 P.A. Florenskij, La  colonna e il fondamento della verità, a cura di N. Valentini, San Paolo,  Cinisello Balsamo 2010.
 
 Graziano Lingua è professore associato presso l’Università  di Torino, dove insegna filosofia teoretica e antropologia filosofica. Dopo  aver conseguito il Magistero in Scienze religiose presso la Facoltà Teologica  dell’Italia Settentrionale di Milano (sez. di Fossano), si è laureato in Filosofia ed ha ottenuto i dottorati in Ermeneutica e in  Scienze Giuridiche presso l’Università di Torino. Si è occupato in particolare  di filosofia della religione e di teorie dell’immagine. Negli ultimi anni ha  poi lavorato sul tema della secolarizzazione e sul rapporto tra religioni e  politica.
 __________________________________________________________________________ Claudio Paolucci Linguaggio ed esperienza: una prospettiva semioticaIn questa lezione affronterò il problema del rapporto tra  linguaggio ed esperienza da una prospettiva semiotica, mettendo in relazione  questo problema con le idee di struttura, molteplicità, unità e  categorizzazione.
 Partirò dall’idea di Deleuze secondo cui lo strutturalismo  nasceva in opposizione alla fenomenologia e, in particolar modo, all’idea di  “un’esperienza selvaggia”, di tipo precategoriale, che poneva il visibile come  base dell’enunciabile e del discorsivo. Da qui introdurrò l’idea di struttura e  la collegherò all’idea di complessità, fornendo una definizione rigorosa di  entrambe e lavorando sulla costituzione essenzialmente discorsiva che è propria  dell’idea stessa di struttura.
 Mostrerò come la semiotica sia fin dalle sue origini il  tentativo di articolare questo rapporto tra dicibile e visibile sotto l’egida  di un primato del dicibile e userò la Logica dei Relativi di Peirce per  strutturare un modello di questa “dicibilità”. Questo mi consentirà di pensare  al rapporto tra linguaggio ed esperienza come alla costruzione di una  complessità irriducibile sia all’unità che ai rapporti binari tra coppie.
 Testerò infine questa mia ipotesi lavorando sull’idea di  cognizione sociale e sul concetto di “intersoggettività”, introducendo una  possibile articolazione narrativa della struttura propriamente “dicibile”  attraverso cui attribuiamo senso all’esperienza. Testerò questa mia ipotesi  attraverso gli ultimi dati provenienti dalle così dette “scienze cognitive”.
 BibliografiaG. Deleuze, Lo  strutturalismo, Milano, ISEDI (già “Da che cosa si riconosce lo  strutturalismo?”).
 G. Deleuze, Foucault,  Milano, Feltrinelli.
 M. Merleau-Ponty, Segni.  Fenomenologia e strutturalismo, linguaggio e politica, Milano, Il  Saggiatore.
 C. S. Peirce, Categorie,  Roma-Bari, Laterza.
 C. Paolucci, Strutturalismo  e interpretazione, Milano, Bompiani.
 S. Gallagher e D. Zahavi, La mente fenomenologica, Milano, Cortina.
 C.  Paolucci, “Social cognition, mindreading and narratives. A  cognitive semiotics perspective on narrative practices from early mindreading  to Autism Spectrum Disorders”, May 2018.
 Claudio Paolucci è professore associato di  Semiotica e Filosofia del linguaggio all'Università di Bologna ed è vice  coordinatore del dottorato di ricerca in Philosophy, Science, Cognition and  Semiotics del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Università di  Bologna. Studioso di Peirce e Hjelmslev, si occupa principalmente di semiotica  generale, scienze cognitive, pragmatismo, interpretazione e teoria dei  linguaggi.
 Dal 2012 è il segretario della Società Italiana  di Filosofia del Linguaggio e dal 2014 è il coordinatore scientifico della  Scuola Superiore di Studi Umanistici dell'Università di Bologna fondata da  Umberto Eco, che ne è stato il presidente fino alla sua morte nel 2016.
 È stato visiting  scholar presso l'École des  hautes études en sciences socials (EHESS) di Parigi (2003 e 2004), visiting researcher presso il Centre de Recherche en Epistémologie  Appliquée (CREA) di Parigi (2012) e visiting  professor presso le Università di  Parigi, Olomouc, Praga, Liegi e Memphis (2016 e 2018, prof. S. Gallagher). Dal  2005 è stato tutor e consulente scientifico del dottorato di ricerca in  Semiotica dell'Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) ed è vice direttore  della rivista internazionale di semiotica VS-Versus, redattore della rivista internazionale Nouvaux Actes Sémiotiques e membro del comitato di direzione dell'Italian Journal of Cognitive Sciences.
 Dopo la tesi di dottorato sulla semiotica  interpretativa nel 2005 (relatore prof. Umberto Eco), ha tenuto su invito cicli  di lezioni e di seminari presso le università di Parigi (CREA, EHESS,  Sorbonne), San Paolo (PUC), Sofia, Palermo, Tolosa, Messina, Limoges, Teramo,  Madrid, Liegi, Milano, Urbino, Boston (Lowell University), Catania, Olomouc,  Memphis, Trento e Praga (Circolo Linguistico). Autore di numerose pubblicazioni  internazionali, la sua opera più importante è Strutturalismo e interpretazione (Bompiani, 2010, 544 pp.).
 Nel 2016 ha ottenuto un finanziamento  ministeriale per un progetto strategico di interesse nazionale (PRIN 2015) su  “Cognizione e performatività”, di cui è il responsabile dell’unità di UNIBO. In  precedenza ha vinto diversi grants, tra cui un importante progetto di  partnership del 7PH. Dal 2016 è uno dei tutori attivi del Collegio  Superiore dell'Università di Bologna.
 Nel 2017 ha conseguito l'abilitazione  scientifica nazionale a professore ordinario.
 __________________________________________________________________________ Felice Cimatti L'impossibilità di un pre-linguistico: Wittgenstein  e LacanL'animale umano è umano perché parla. Più propriamente, il corpo umano è 'parlato' da prima di  nascere. Questo significa che non c'è alcuna esperienza umana - corporea,  estetica, mistica - che non sia segnata da questo attraversamento. Quindi, non  esiste alcun ambito o capacità - nel sapiens - che più o meno  direttamente si possa qualificare come pre- o non-linguistica. La  principale conseguenza di questo dato di fatto antropologico è che all'umano è  preclusa ogni forma di relazione diretta con il mondo, perché fra sé e  il mondo c'è sempre il filtro del linguaggio, e quindi della  rappresentazione. L'umano, pertanto, è  l'essere della mediazione e  della separatezza. In questo intervento si discuterà come Wittgenstein  prima, e Lacan poi, abbiano provato a pensare il problema di una esperienza  umana 'oltre' il linguaggio.
 
 Bibliografia
 Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus,  Einaudi;
 Ludwig Wittgenstein, "Conferenza  sull'etica", in LEZIONI E CONVERSAZIONI sull’etica, l’estetica, la psicologia  e la credenza religiosa, Adelphi
 Jacques Lacan, Seminario VI. Il desiderio e la sua  interpretazione, Einaudi
 Jacques Lacan, "Seminario su La lettera rubata",  in Scritti, vol. I, Einaudi
 Felice Cimatti insegna Filosofia del Linguaggio all'Università della Calabria. Fra le sue  pubblicazioni Il senso della mente. Per una critica del  cognitivismo (Bollati Boringhieri), Il volto e la parola. Per una  psicologia superficiale (Quodlibet), Il possibile e il reale. Il  sacro dopo la morte di Dio (Codice), Naturalmente comunisti.  Linguaggio, politica ed economia (Bruno  Mondadori), La vita che verrà. Biopolitica per Homo sapiens (ombre corte), Filosofia dell’animalità (Laterza), Il Taglio. Linguaggio e pulsione di morte (Quodlibet). Ha  curato, insieme a Silvia Vizzardelli, Filosofia della psicoanalisi.  Un'introduzione in ventuno passi (Quodlibet), con Alberto Luchetti Corpo,  linguaggio e società (Quodlibet) e con Leonardo Caffo A come animale.  Per un bestiario dei sentimenti (Bompiani). Co-dirige la Rivista  Italiana di Filosofia del Linguaggio (http://www.rifl.unical.it/),  è uno dei fondatori del Centro Studi Interdipartimentale Filosofia e  Psicoanalisi presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della  Calabria (http://centrostudifilosofiaepsicoanalisi.unical.it/).
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 Guido Cusinato
 Filosofia come esercizio di  trasformazioneIn questo intervento mi  propongo di ripensare la filosofia come esercizio di trasformazione. A questo  fine analizzo il concetto di “trasformazione", distinguendolo da quello di  “adeguazione" e mettendo in discussione il tradizionale rapporto fra il  possibile e il reale.
 BibliografiaG. Cusinato, Trasformazione e germinazione,  in: Numero monografico della rivista Thaumàzein, pp. 37-67,  il PDF è  scaricabile gratuitamente al seguente link: http://thaumazein.it/la-rivista/
 Guido Cusinato si è laureato  in Filosofia all'Università di Bologna con Enzo Melandri.  Ha conseguito  un dottorato di ricerca in "Etica e filosofia politica" a Salerno e  le abilitazioni scientifiche nazionali (ASN) di Prima fascia in Storia della  filosofia, in Filosofia morale e in Filosofia teoretica.Ha svolto per una decina d'anni attività di ricerca e d'insegnamento all'estero  in collaborazione con il Prof. Wolfhart Henckmann (Ludwig Maximilians  Universität, München), con il Prof. Manfred Frank (Eberhard Karls Universität,  Tübingen), con il Prof. Wilhelm G. Jacobs e il Prof. Jörg Jantzen (Schelling  Kommission, Bayerische Akademie der Wissenschaften) e con il Prof. Manfred  Frings (DePaul University, Chicago).
 Rientrato in Italia, dal 2005 è docente all'Università di Verona. Dal 2013 al  2018 è stato Presidente della società internazionale   "Max-Scheler-Gesellschaft" (Köln, Deutschland). Dirige la rivista di  filosofia "Thaumàzein" e la collana "Etica e filosofia della  persona" della FrancoAngeli. Del Dipartimento di Scienze Umane  dell'Università di Verona ha diretto il Master in "Consulenza Filosofica  di Trasformazione" e dirige il Centro di ricerca "FormaMentis". Intende la filosofia come un esercizio di trasformazione e ha sviluppato una  teoria della singolarità personale partendo dai temi dell'emotional sharing e  dell'espressività intercorporea. Principali temi di ricerca:   fenomenologia delle emozioni, fenomenologia delle relazioni di cura e  dell'alterità, psicopatologia fenomenologica.
 Fra le sue ultime pubblicazioni: Person und  Selbsttranszendenz. Ekstase und Epoché als Individuationsprozesse bei Schelling  und Scheler, Königshausen&Neumann, Würzburg 2012; Periagoge. Teoria della singolarità e filosofia  come esercizio di trasformazione, QuiEdit, Verona 2017; Filosofia della nascita, Numero  monografico della rivista «Thaumàzein», 2017.
 __________________________________________________________________________ Manlio Iofrida
 L'Uno, i segni,  la storia: temporale e intemporale, singolare e universale in Vico e Auerbach.
 
 Come  si declina il tema  dell'Uno e dei segni nel campo della storia? La  domanda appare urgente oggi, nel momento in cui, dopo i favoleggiamenti di una  "fine della storia" della fine del secolo scorso, essa si è rimessa  prepotentemente e inquietantemente in moto. Per cercare di ripensare un modello  di storia che non ricada nelle secche del vecchio storicismo, mi baserò  soprattutto su due classici fra loro molto vicini, Vico e Auerbach, cercando di  mostrare come, nella loro riflessione, si articolino in modo nuovo temporale e  intemporale, singolare e universale.
 
 Manlio  Iofrida insegna Storia della Filosofia Francese Contemporanea e Filosofia della  Storia all'Università di Bologna; è autore di molti libri e saggi su Foucault,  Derrida e Merleau-Ponty; da molti anni, il fuoco della sua ricerca è costituito  dal ripensamento filosofico della visione ecologica. Da un decennio dirige il  gruppo di ricerca "Officine Filosofiche", che ha all'attivo la  pubblicazione di quattro volumi presso l'editore Mucchi. Principali  pubblicazioni: Forma e materia. Saggio sullo storicismo antimetafisico di  Jacques Derrida, Pisa, ETS, 1988; Per la storia della filosofia francese  contemporanea, Modena, Mucchi, 2007; Foucault en Italie, in Daniele  Lorenzini, Arianna Sforzini, Un demi-siècle d'Histoire de la folie,  PARIS, Kimé, 2013; (insieme a Diego Melegari) Foucault, Roma, Carocci,  2017; (insieme a Silvano Petrosino), Contro il post-umano. Ripensare l'uomo,  ripensare l'animale, Milano, EDB, 2017.
 __________________________________________________________________________ Riccardo Manzotti  Una visione critica del fisico per superare la dicotomia  soggettivo/oggettivoLa tradizione galileiana ha incoraggiato la distinzione tra il mondo  fisico fatto di proprietà oggettive e quindi indipendenti dalla osservazione e  il mondo mentale fatto di proprietà soggettive frutto del rapporto con i  soggetti. Questa distinzione era già traballante nel momento in cui Galileo  stesso riconobbe la relatività della velocità e dello spazio. Nonostante il  passo indietro della meccanica Newtoniana, gli sviluppi della fisica del secolo  scorso (relatività e meccanica quantistica) rivelano la natura relativistica  del fisico. In questo intervento, intendo sfruttare la nozione di relativo a  attuale nella fisica per mostrare che la tradizionale dicotomia  soggettivo/oggettivo non ha ragion d’essere. Muovendomi in una cornice  rigidamente fisicalista, mostrerò che l’oggettivo altro non è che un relativo  canonico, e il soggettivo è un relativo al corpo individuale (senza dare al  corpo umano alcun privilegio metafisico). Il relativo fisico può quindi essere  proposto come quella base ontologica neutra che James aveva indicato nel suo  monismo neutrale.
 Riccardo  Manzotti è professore di filosofia teoretica alla IULM di Milano, filosofo,  psicologo e ingegnere, dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in robotica  si è sempre dedicato allo studio delle basi fisiche della mente cosciente. In  passato si è occupato di percezione, intelligenza artificiale, allucinazioni,  estetica, e psicologia dell‘arte, tecnologia e media. Ha svolto attività di  ricerca all’estero (Trinity College a Dublino, KAIST in Corea del Sud,  Nortwestern University a Chicago) e, nel 2013-2014 è stato Fulbright  Visiting Researcher presso l’MIT di Boston. Ha pubblicato decine di  articoli in riviste internazionali e numerosi volumi sul tema della coscienza  tra i quali Coscienza e realtà (Il Mulino, 2001), L’esperienza (Codice,  2008). Sta per pubblicare due nuovi volumi internazionali sulla sua teoria  sulla coscienza:The Mind-Object Identity (John Benjamin) e The Spread  Mind (OR Books). Dal 2014 è il sostenitore di una nuova e radicale teoria  della coscienza, basata su una nozione relativistica della natura. Attualmente  cura una serie di dialoghi a tema filosofico sul New York Review of Books. Il suo lavoro è disponibile su www.consciousness.it.  __________________________________________________________________________ Sandro Palazzo  Immanenza e libertà:  alcune note a partire da Fichte e Deleuze
 L’intervento  intende proporre alcune note intorno alla possibilità di costruire una  ontologia trascendentale che si voglia radicale e intorno alla  contraddittorietà o meno, nel quadro di siffatta ontologia, delle nozioni di  contingenza e libertà. Il filo conduttore sarà offerto da una riflessione sul  rapporto tra forma e contenuto dell’apparire, in cui si tenterà di porre in  tensione alcuni temi della speculazione fichtiana e di quella deleuzeana.
 BibliografiaJ.G.  Fichte, Introduzione alla vita beata
 G.  Deleuze, L’immanenza: una vita…
 S.  Palazzo, Figure del trascendentale: vita  e concetto in Fichte e Deleuze, in«Rivista  di filosofia neoscolastica», Gennaio-Giugno 2018
 Sandro PalazzoDottore di ricerca presso l'università di Bologna, si è  perfezionato presso l’École normale  supérieure di Parigi. Si è occupato di filosofia francese del secondo  Novecento, pubblicando diversi articoli e saggi su Deleuze e Derrida. Ha  collaborato con l'Enciclopedia filosofica Bompiani, con Governare la paura. Journal of interdisciplinary studies e con la biblioteca Ambrosiana di Milano. Ha curato la  prima traduzione italiana delle lezioni di Deleuze su Kant del 1978 (Fuori dai cardini del tempo, Mimesis  2004) e di Ricerca della base e della  vetta di R. Char (Mimesis 2011). In particolare ha approfondito i rapporti  tra il pensiero deleuzeano e la filosofia kantiana e postkantiana nella  monografia Trascendentale e temporalità (ETS 2013). Ha curato la prima edizione italiana di Logique et existence di J. Hyppolite (Bompiani 2017). Si sta  attualmente occupando della speculazione fichtiana negli anni 1804-1806; in  proposito ha recentemente pubblicato Figure  del trascendentale: vita e concetto in Fichte e Deleuze («Rivista di filosofia neoscolastica», Gennaio-Giugno 2018).
 __________________________________________________________________________ Rocco Ronchi Sulla libertà e la volontà  dell'Uno: una riabilitazione del paradigma megarico “La necessità incondizionata, di  cui abbiamo bisogno in maniera così indispensabile, come dell'ultimo sostegno  di tutte le cose, è il vero baratro della ragione umana (...) Non si può  evitare, ma non si può nemmeno sostenere, il pensiero che un Essere, che ci  rappresentiamo come il sommo fra tutti i possibili, dica quasi a se stesso: Io  sono ab eterno in eterno; oltre a me non c'è nulla, tranne quello che è per  volontà mia; ma donde son io dunque? Qui tutto si sprofonda sotto di  noi, e la massima come la minima percezione pende nel vuoto senza sostegno  innanzi alla ragione speculativa, alla quale non costa nulla far disparire  l'una come l'altra senza il più piccolo impedimento”. Mai, forse, come in  questa pagina della Critica della ragion pura, che sembra scritta dalla  penna del più stravagante tra i romantici, si è raggiunta una consapevolezza  così lucida della inconsistenza della trascendenza. Non è, infatti, la  “necessità incondizionata” della metafisica che è capace di superare la prova  dello scetticismo ma quello “scambio” immediato, senza distanza né identificazione, senza copula, tra noein ed einai, tra cogito e sum, quella potenza già da  sempre atto, che vige come fondamento e come causa di ogni relazione di un  soggetto con un oggetto, di ogni domandare come di ogni rispondere. Rocco Ronchi è ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università  degli Studi di L’Aquila. Tiene corsi e seminari in varie università italiane e  straniere. Insegna filosofia presso l’IRPA (Istituto di ricerca di psicanalisi  applicata) di Milano. Dirige la collana “Filosofia al presente” della Textus  edizioni di L’Aquila e la scuola di filosofia Praxis (Forlì). Tra le sue più  recenti pubblicazioni: Come fare. Per una  resistenza filosofica Feltrinelli, MIlano, 2012; Gilles Deleuze, Feltrinelli, Milano 2015; Il canone minore.  Verso una filosofia della natura, Feltrinelli, Milano 2017; Bertolt  Brecht,  Orthotes, Napoli-Salerno  2017. __________________________________________________________________________ Officine filosofiche
 è un gruppo di ricerca con sede a Bologna attivo dal 2008 che raccoglie studiosi delle Università di Bologna e di Firenze e studiosi indipendenti. Direttore prof. Manlio Iofrida.
 
 Philosophy Kitchen è una rivista di   filosofia fondata da un gruppo di giovani studiosi dell'Università degli   Studi di Torino, che lavorano sotto la supervisione del prof. Giovanni   Leghissa. Il nostro intento principale è quello di   creare le condizioni ottimali per uno spazio di riflessione filosofica   che sia in grado di ospitare, nello stesso tempo e in maniera   incondizionata, spunti fecondi provenienti dalle più diverse aree del   sapere. Qui, fenomenologia, decostruzione, teoria dei sistemi, filosofie   della vita, filosofia del diritto e della giustizia, filosofie   interculturali, antropologia filosofica, psicoanalisi e molto altro   ancora, troveranno terreno fertile per mettere radici, ma, soprattutto,   per fare rizoma.
 
 Centro di Ricerca Tiresia. Filosofia e Psicoanalisi
 lavora all’intersezione tra filosofia e psicoanalisi. Le   questioni dell’inconscio e della soggettivazione, del trauma e della   ripetizione, dell’immagine e della voce sono al cuore di questo incontro   tra saperi e pratiche differenti, di cui il Centro esplora convergenze,   divergenze, reciproche influenze.
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