Praxis. Scuola di filosofia
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XII edizione
24-25-26 luglio 2025

Forlì
 
 

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Relazione e irriduzione
Christian Frigerio

L’intervento prende le mosse dal tentativo operato da Riccardo Manzotti ne La mente allargata di ridurre tutte le relazioni sotto la specie dell’identità. Per quanto Manzotti paia aver modificato la propria impostazione in lavori più recenti, questo tentativo rimane rilevante nel dibattito contemporaneo sulle relazioni, perché la critica della coppia antirelazionismo-riduzionismo permette di stabilire una corrispondenza tra un pensiero di tipo relazionale e quello che Bruno Latour ha chiamato principio di irriducibilità: l’idea che niente sia di per sé, cioè senza il dovuto lavoro, riducibile a nient’altro. L’intervento difende questo punto di vista sviluppando un concetto di relazione secondo il quale tutte le entità sono irridotte tramite le relazioni che intrattengono le une con le altre, secondo il quale, vale a dire, le relazioni contribuiscono ad arricchire l’identità delle entità con un numero crescente di caratteristiche mentre allo stesso tempo mantengono attiva la differenza tra di esse. A non poter più essere ridotto in un pensiero di tipo relazionale è anzitutto il lavoro necessario a creare una commensurabilità tra due entità. Seguendo l’interpretazione della relatività offerta da Whitehead (la relazione implica uno spessore spaziotemporale, copre un certo spazio in un certo tempo e non può farlo in maniera istantanea o automatica), questo lavoro, nel quale l’informazione viene degradata producendo differenza, viene elevato a uno statuto trascendentale. Tra le conseguenze di questa impostazione, che riguardano anche campi come l’epistemologia e la filosofia della comunicazione, c’è la possibilità di rompere il legame, troppo spesso dato per scontato seguendo filosofi come Bergson o Deleuze, tra filosofia processuale e immediatezza. Come da lezione dello stesso Latour, nonché di un pensatore per certi versi a lui affine come Peirce, la processualità sta invece dal lato della mediazione, è la pratica della mediazione, proprio perché è la pratica della relazione. L’immediatezza è sempre prodotta retrospettivamente, così come l’identità, forma che la relazione assume quando ridotta all’immediatezza. Se il processo deve significare atto puro, allora lo stesso atto puro va pensato in termini di mediazione, come il travaglio che è proprio del positivo, come il lavoro che la relazione compie per porre in essere la mediazione.

Christian Frigerio è dottorando in Filosofia e Scienze dell’Uomo presso la Statale di Milano, dove sta sviluppando un progetto sul pluralismo dei modi di esistenza, con particolare riferimento a William James e Bruno Latour. Si occupa più in generale di filosofia speculativa contemporanea, filosofia dell’ecologia e pragmatismo americano. Nel 2023 ha pubblicato per Mimesis una monografia sul dibattito sulle relazioni interne ed esterne dal titolo “Ricomporre un cosmo in frammenti”.

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Morfogenesi del matema. Lo stile come relazione tra regimi epistemici
Andrea F. de Donato

A quali condizioni lo stile può essere considerato un indice di relazione? Più profondamente: a quali condizioni la relazione può essere studiata come rapporto stilistico di enti? Queste due domande introdurranno il tentativo di studiare il rapporto tra stile e relazione come analisi dei regimi epistemici del sapere. In tal senso, l’analisi verterà su due assi: v’è un primo asse di epistemologia storica che inquadra il rapporto tra stile e relazione nella formazione storica dei modelli del sapere, delle pratiche di pensiero e delle procedure concettuali; v’è un secondo asse di epistemologia comparativa che indaga il contrappunto tra procedure del pensiero a cavallo tra varie discipline, tra vari domini del sapere, tra vari regimi epistemici. Nello specifico, verrà posto il contrappunto tra filosofia e matematica a partire da vari stili e regimi epistemici: Aristotele-Euclide; Descartes-Desargues; Deleuze; Differential Heterogenesis. Si concluderà cercando di ripercorrere la nozione di analisi stilistica e di fatti di stile proposta da Gilles-Gaston Granger nel suo Essai d’une philosophie du style, e se ne proporrà una possibile estensione, che avrà il nome di stilematica.

Andrea F. de Donato (2002), laureando in filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, è stato Visiting Research Student presso il Centre d’Analyse et de Mathématiques Sociales dell’EHESS di Parigi. Autore di numerosi articoli scientifici, ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. È autore della monografia Morfogenesi del concetto. Matematica e stile a partire da Gilles Deleuze (Orthotes 2024) ed è curatore di F. Guattari, L’eterogenesi nella creazione musicale (Orthotes 2024).

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In principio era l’azione: la logica delle relazioni
Maria Regina Brioschi

Il presente intervento indaga il nesso tra azione, logica e relazione, sulla scorta delle riflessioni pragmatiste di C.S. Peirce e la sua logica dei relativi. Il pragmatismo, al pari della filosofia del processo di Whitehead, del pensiero decostruzionista di Derrida, così come altre grandi filosofie del XX secolo (Bergson, Heidegger, Sartre, Deleuze, Foucault), cerca di superare la metafisica della presenza e della sostanza, tipica della tradizione filosofica occidentale, per ripensare l’esperienza nel suo divenire, mostrandone il suo carattere di novità e possibilità pura, evento ed azione. Il tema della relazione costituisce un nodo centrale nello sviluppo di questi nuovi indirizzi di pensiero. In che modo la priorità delle relazioni si collega al primato dell’azione? Come pensare alle strutture e categorie del pensiero alla luce della profonda continuità che sussiste tra l’esperienza e il processo di significazione, con le sue pretese di validità logica e veridicità? A queste domande si cercherà di rispondere, sottolineando anche la dimensione sociale e normativa del significato.

Maria Regina Brioschi è assegnista di ricerca e professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano. La sua ricerca si concentra sul pragmatismo e sulla filosofia del processo, in particolare su C.S. Peirce e A.N. Whitehead, ai quali è dedicata la sua prima monografia (Creativity between Experience and Cosmos, Karl Alber Verlag 2020). Ha curato e tradotto in italiano Processo e realtà di Whitehead (Bompiani 2019) ed è autrice di numerosi articoli e saggi che vertono sul rapporto tra esperienza e conoscenza, epistemologia e metafisica, natura e categorie. Tra le sue pubblicazioni più recenti, si ricorda la monografia in italiano sulla logica, la metafisica e l’etica di Peirce (La forma della relazione, Rubbettino 2024), mentre le sue ultime ricerche vertono sulla “public philosophy” e il senso comune. È membro dell’Executive Committee della C.S. Peirce Society, del comitato direttivo dell’International Process Network e del Women in Pragmatism Network.

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Il nulla e le relazioni
Giorgio Lando

Essere nichilisti a proposito di una relazione significa sostenere che nulla è in tale relazione con nulla. Si mostrerà come questa forma di nichilismo sia al centro del vivace dibattito sul nichilismo
mereologico, sostenuto con diverse sfumature e sulla base di diversi argomenti da influenti metafisici contemporanei come Peter van Inwagen, Trenton Merricks e Cian Dorr. Il nichilismo mereologico riguarda la relazione di parte propria e sostiene che nulla è parte propria di nulla. Essendo vuota, la relazione di parte propria non comporta alcuna forma di stratificazione della realtà. Mostrerò quali connessioni ci siano tra il nichilismo mereologico e il nichilismo ontologico, secondo cui nulla esiste; e tra il nichilismo mereologico e l'economia ideologica. Sosterrò inoltre che, sulla base dell'esempio del nichilismo mereologico, sia possibile individuare una tipologia generale di nichilismi a proposito delle relazioni, e in particolare di quelle irriflessive e asimmetriche. Le relazioni irriflessive comportano forme di discernibilità e di arricchimento dell'ontologia; quelle che, oltre a essere irriflessive, sono asimmetriche comportano inoltre che
l'arricchimento diventi una forma di stratificazione. A queste forme di nichilismo, secondo le quali una o più relazioni con queste caratteristiche sono vuote, si contrappongono dottrine che sostengono
che queste relazioni sono, anziché vuote, pervasive. Infine, metterò a confronto questo ruolo delle relazioni irriflessive e asimmetriche con le diverse ragioni che inducevano Bertrand Russell a
ritenere che esse fossero esterne e irriducibili.


Giorgio Lando insegna Filosofia e teoria dei linguaggi presso il Dipartimento di Scienze Umane dell'Università degli Studi dell'Aquila. Si occupa di metafisica, filosofia del linguaggio, filosofia della logica e storia della filosofia analitica. Le sue pubblicazioni più recenti riguardano la mereologia, i problemi metafisici e logici legati al contare entità, la metafisica delle parole e la metaontologia. In passato si è occupato del Tractatus Logico-Philosophicus di Wittgenstein, cercando di estrarne teorie metafisiche interessanti. Tra i suoi libri, "Ontologia. Un'introduzione" (Carocci 2010), "Forme, relazioni, oggetti. Saggio sulla metafisica del Tractatus Logico-Philosophicus" (Mimesis 2012) e "Mereology. A Philosophical Introduction" (Bloomsbury 2017). È inoltre coautore di "Introduzione alla metafisica contemporanea" (Il Mulino 2021).

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Istituire i rapporti
Michele Spanò

Non c'è forse tecnica né sapere che in Occidente abbia tanto ossessivamente pensato i rapporti quanto il diritto. La sua stessa origine - si pensi al dossier sul nexum arcaico che ha interessato autori che vanno da Bachofen a Mauss - si confonde per l'essenziale con l'istituzione stessa del vincolo obbligatorio: quell'effetto immateriale capace di legare senza bisogno di forza o coercizione. Lo stesso concetto sta al centro della più grande impresa del diritto privato moderno: il System di Savigny è costruito attorno e grazie al concetto di Rechtsverhältnis. Nell'intervento offriremo una desultoria ricostruzione di queste vicende storiche e dogmatiche soffermandoci da un lato sulla straordinaria capacità del diritto moderno di ridurre ogni "relazione" a un "rapporto giuridico" e poi dall'altro valutando qualche "via di fuga" da questo dispositivo apparentemente inderogabile capace di illustrare cosa potrebbe essere un rapporto liberato dal suo carattere obbligatorio.

Michele Spanò, è maître de conférences all’École des Hautes études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi, dove insegna “L’institution juridique des collectifs”. Si occupa di teoria e storia del diritto privato e più in generale dei rapporti tra diritto civile e dimensione collettiva o comune. Il suo ultimo libro è Fare il molteplice. Il diritto privato alla prova del comune (Torino, 2022). Cura l’edizione italiana delle opere di Yan Thomas presso l’editore Quodlibet.

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La commozione dell’assoluto. Considerazioni aristoteliche per una nuova uranologia
Eugenio Buriano

Nel tentativo di esplicitare una modalità di relazione con l’irrelato, di cui il cielo, per gli Antichi, è il più vistoso emblema, il contributo intende mettere a fuoco una speciale nozione di «contatto» o «tangenza», spesso presupposta, benché sottaciuta, da molte movenze filosofiche. Dallo Spekulative di Hegel all’Übergang di Marx, dalla Umwertung di Nietzsche all’Austrag di Heidegger, il pensiero allude a una rivoluzione che smuove a patto di conservare, a un transito che altera senza dislocare. Con queste e altre figure, più autori affrontano il rompicapo eleatico circa la natura del mutamento, ciascuno finendo per riproporre, in ultimo, una mimesi di quel movimento immoto tematizzato da Aristotele in sede di filosofia prima. Comunque si varchi la soglia del cambiamento, s’inscena irrimediabilmente il paradosso secondo cui bisogna già in qualche modo essere quell’altro che ci si ripropone di diventare. Affinché si dia relazione, transito o copula, deve in altri termini esserci dell’irrelato, dell’immobile, dell’impredicabile. In ogni passaggio qualcosa infatti non passa. Questo “qualcosa”, quod e non quid, è il passare stesso, è lo «stesso» cui il passare, passando, rimanda: non altro che la sua forma, cioè la sua presenza, il suo atto, il suo aver-luogo o evento. «Che» ci sia del passaggio, «che (quod)» si passi; questo «che» in cui il movimento s’inflette, ripiegandosi, ne indica il limite, il margine, il cielo.
Ripercorrendo alcuni luoghi fondamentali del corpus aristotelico, si mostrerà, da un lato (metafisica), l’articolazione causale di efficienza e autotelia, divenienza e sostanzialità, preposta a questa cinesi statica; dall’altro (logica), si tratteggerà la sintassi sottesa alla relazione intransitiva implicata dal moto immoto, dipanando la dialettica tra elementi categorematici e sincategorematici del discorso. Una volta esplorate ambo le dimensioni, ciò cui questo transito tautologico rimanderà, nel suo senso eminente, è una specie di toccamento autoaffettivo, una sorta di commozione: quel godimento autoerotico della vita grazie al quale essa si trasporta e di continuo si rilancia; quel ricircolo del desiderio che così limpidamente si lascia afferrare, per un Greco, nelle orbite dei cieli. Celeste è in fondo quella vita che inserisce a se stessa relazionandosi senza alterità con l’assoluto che la alimenta, incendiandosi come il fuoco siderale o ardendo come l’etere astrale. Uranica è l’anima che si commuove, struggendosi come il dio, e che dunque si muove-insieme (cum-movēre) alla potenza che la informa, ritornandovi circolarmente.

Eugenio Buriano ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Torino (Consorzio F.I.N.O.), discutendo una tesi dal titolo Singolarità e paradigma. Il monismo delle forme di Plotino (insignita del Premio Parini-Chirio nel Novembre 2024). I suoi principali contributi scientifici concernono la filosofia antica, l’idealismo tedesco e la filosofia francese post-bergsoniana. Attualmente insegna come docente nei Licei.

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Un antidualismo radicale: il caso di John Dewey
Gioia Laura Iannilli

La persistente ricorrenza di una locuzione che risulta essere tutt'altro che ingenuamente impiegata e le difficoltà traduttive a essa connesse sono i punti di partenza di questo contributo. Il termine in questione è “subject-matter”, utilizzato da John Dewey in molti dei suoi scritti e di cui fornisce una concettualizzazione esplicita in Art as Experience. Concentrarsi su questo termine e sull'uso insistito di un segno grafico, o nesso, permette di sottolineare e gettare nuova luce su aspetti importanti del pensiero radicalmente antidualistico di Dewey, in quanto: è sempre più tecnicizzato nei suoi scritti; possiede un carattere di “antecedenza” o “primarietà” esperienziale; nel suo  impiego "a doppia canna" tiene insieme un duplice significato di "materia"; non da ultimo, incarna una serie di tratti che permettono di configurare una teoria della percezione come familiarizzazione che riteniamo risulti distintiva dell'antidualismo deweyano.

Gioia Laura Iannilli è Professoressa Associata di Estetica all’Università di Bologna. La sua ricerca riguarda la dimensione estetica dell’esperienza in quanto nesso di sentire-percepire-esprimere. Tradizione di riferimento è prevalentemente il pragmatismo, indagato anche storicamente e messo in relazione alle parallele prospettive che hanno caratterizzato lo sviluppo del pensiero estetico statunitense a partire dal XX secolo. A ciò si collegano studi di comparazione tra analisi qualitative tradizionali di testi filosofici e analisi realizzate attraverso strumenti di IA. Ha pubblicato vari saggi e volumi, tra i quali John Dewey. Il senso delle qualità: saggi sulla percezione (2024), Co-operative Aesthetics. A Quasi-Manifesto for the 21st Century (2022), The Aesthetics of Experience Design. A Philosophical Essay (2020) e L’estetico e il quotidiano: design, Everyday Aesthetics, esperienza(2019).

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Identità, relazioni, linguaggio
Claudio Paolucci

La linguistica moderna si fonda tutta su una rivoluzione, semplice quanto decisiva: connettere l’identità degli elementi del linguaggio con una particolare teoria delle relazioni. In questo intervento introdurrò questa rivoluzione, la particolare idea di relazione che ne è soggiacente e la nuova teoria dell’identità a cui dà vita. Mostrerò poi in che modo il sapere semio-linguistico abbia pensato in seguito all’idea di relazione, illustrerò una tipologia esaustiva delle differenti relazioni che si ritrovano nel linguaggio e connetterò l’idea di relazione che è costitutiva dei sistemi semio-linguistici con altri sistemi, di diversa natura.

Claudio Paolucci è professore ordinario di Semiotica e Filosofia del Linguaggio all’Università di Bologna, dove è coordinatore del dottorato di ricerca in Philosophy, Science, Cognition and Semiotics e coordinatore scientifico del Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco”. Principal investigator di quattro progetti europei negli ultimi dieci anni, è stato visiting professor in diverse università nel mondo. Allievo di Umberto Eco, a cui ha dedicato una monografia nel 2017, è autore di oltre 100 paper in riviste internazionali e di quattro monografie: Strutturalismo e interpretazione (Bompiani, 2010), Umberto Eco. Tra Ordine e Avventura (Feltrinelli, 2017), Persona. Soggettività nel linguaggio e semiotica dell’enunciazione (Bompiani, 2020) e Cognitive Semiotics. Integrating Signs, Minds, Meaning and Cognition (Springer, 2021). Dal 2022 è il presidente della Società di Filosofia del Linguaggio (SFL). Assieme ad Andrea Pinotti, ha dato vita nel 2023 al dottorato di interesse nazionale (46 borse) Immagine, linguaggio, figura. Forme e modi della mediazione, di cui è responsabile del curriculum in Semiotica.

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Riccardo Manzotti è attualmente professore ordinario di filosofia teoretica alla IULM di Milano. Di formazione bioingegnere e filosofo, ha conseguito il PhD in Robotica all’Università di Genova. Ha lavorato all’MIT (Boston), alla UAEU (Dubai) e al KAIST (Corea del sud). Ha pubblicato decine di articoli scientifici e filosofici. Si è sempre occupato di coscienza e di intelligenza artificiale, oltre che dell’ontologia e del rapporto tra media, arte, tecnologia e società. Ha recentemente pubblicato «La mente allargata: Perché la coscienza e il mondo sono la stessa cosa» (Il Saggiatore, 2019). Sta per pubblicare «IO e IA: Coscienza, Cervello e Intelligenza Artificiale» insieme al neuroscienziato Simone Rossi (Rubbettino, 2023).

Giovanni Matteucci insegna Estetica all’Università di Bologna. La sua ricerca riguarda il nesso tra prassi percettiva, processi formativi e pratiche espressive nel campo relazionale esteso del sensibile. È autore di numerosi saggi e diversi volumi, tra i quali: Il sapere estetico come prassi antropologica (2010), L’artificio estetico (2012), Il sensibile rimosso (2015), Estetica e natura umana (2019). Ha curato l’edizione italiana di classici del pensiero contemporaneo tedesco (Dilthey, Cassirer, Adorno, Fink) e anglo-americano (Dewey, Langer, Wollheim, Berleant), oltre a volumi collettanei su vari aspetti del dibattito attuale in ambito estetico. Dirige la rivista “Studi di estetica”.

Rocco Ronchi è docente di Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di L’Aquila. Insegna filosofia presso l’IRPA (Istituto di ricerca di psicanalisi applicata) di Milano. Dirige la scuola di filosofia Praxis (Forlì) e le collane di filosofia “Filosofia al presente” della Textus edizioni di L’Aquila e “Canone minore” della Mimesis edizioni di Milano.


       
   


Edizioni

2023. Che cosa significa pensare? Mente Macchina Natura
2022. Il genere della filosofia
2021. Aisthesis/sensazione
2020. Coscienza/autocoscienza
2019. Atto libero
2018. Nel segno dell'uno
2017. Il possibile e il reale
2016. Tecnica e vita
2015. Filosofia dell'evento.iL'evento della filosofia
2014. Esperienza e verità

       
   

direzione della scuola: Rocco Ronchi

codirezione: Riccardo Manzotti

organizzazione: Masque teatro

progetto grafico: Luca Rondoni

in collaborazione con:
IULM - Università Milano

con il contributo e il sostegno di: 
Regione Emilia-Romagna,
Comune di Forlì,
Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì

►info

"Associazione culturale Praxis"
A.P.S. E.T.S.
info@praxis-scuoladifilosofia.eu
393.9707741


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