Praxis. Scuola di filosofia
 
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Mente Macchina Natura
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X edizione
20-21-22 luglio 2023
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Forlì
 

Rocco Ronchi
Il cogito e il suo doppio

L’impersonale è il punto di convergenza della più sofisticata indagine trascendentale in filosofia. Non c’è bisogno di supporre un soggetto del pensiero: “si” pensa come “piove” o “lampeggia” e l’”io” che pensa”, come scriveva C. S. Peirce, va inteso “come un abito sfortunato della nostra razza o piuttosto, forse, come un istinto misterioso, come il prendersi cura  delle proprie uova da parte delle vespe”. Ma con la “terza persona” si è veramente arrivati alla radice oppure il bistrattato ego dell’ego sum cela profondità insospettate? “Si” pensa e l’“io-soggetto” è una superstizione, certo, ma dove “si” pensa? Il cogito, per funzionare, presuppone uno spazio. Se quella ordinaria apocalissi culturale chiamata déjà-vu  ha suscitato tanto interesse nella filosofia contemporanea (da Bergson a Deleuze) è perché fornisce una chiave d'accesso alla prima persona all'origine della riflessione.

Rocco Ronchi è ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di L’Aquila. Tiene corsi e seminari in varie università italiane e straniere. Insegna filosofia presso l’IRPA (Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata) di Milano. Dirige le collane "Canone Minore" per la Mimesis di Milano  e “Filosofia al presente” della Textus edizioni di L’Aquila. Ha fondato  e dirige la scuola di filosofia Praxis, che si tiene ogni anno a Forlì. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Come fare. Per una resistenza filosofica, Feltrinelli, Milano, 2012; Gilles Deleuze, Feltrinelli, Milano 2015; Il canone minore. Verso una filosofia della natura, Feltrinelli, Milano 2017; Bertolt Brecht, Orthotes, Napoli-Salerno 2017.

Giannino di Tommaso
Che cosa significa pensare? Fichte.

L’Io assoluto, innalzato a principio e fondamento della dottrina della scienza, presenta al suo interno notevoli problemi logico-speculativi e implicazioni di carattere religioso, la cui esposizione farà l’oggetto della prima parte della relazione. La postulata congruenza dell’io empirico con quello assoluto incontra ostacoli apparentemente insormontabili e, d’altra parte, la netta differenza tra le rispettive dimensioni costituisce una condizione imprescindibile per la comprensione della filosofia fichtiana. Tale condizione, insieme con la novità e le rigorose modalità del rivoluzionario metodo proposto da Fichte, sarà illustrata nella seconda parte dell’intervento. La nozione di intuizione intellettuale, con la funzione essenziale e il ruolo esclusivo che le competono, viene assunta come l’imprescindibile termine di riferimento del pensiero fichtiano nel periodo preso in considerazione.

Giannino Di Tommaso è professore ordinario di Filosofia morale presso il Dipartimento di Scienze umane dell’Università dell’Aquila. Da alcuni anni si occupa di bioetica ed è stato membro del Comitato di Bioetica della ASL dell’Aquila. Ha partecipato e partecipa a Progetti di Ricerche di Interesse Nazionale. Ha collaborato e collabora con le Riviste: «Hegel-Studien», «Il Pensiero», di quest’ultima è anche membro della Direzione Scientifica; «Verifiche», di cui è membro del Consiglio scientifico. È membro del Collegio docenti della Scuola Superiore di Studi in Filosofia, Università di Roma Tor Vergata, presso cui svolge attività seminariali su autori e temi dell’Idealismo tedesco.

Giusi Strummiello
Heidegger e l’esperienza del pensiero

Che cosa significa pensare? Come è noto, a questa domanda per Heidegger non si può rispondere con una determinazione concettuale intorno al pensiero, con una definizione di esso che risolva una volta per tutte l’interrogativo. Si può arrivare a capire cosa significa pensare, infatti, non se ragioniamo intorno al pensiero ma se noi stessi pensiamo, se dispieghiamo la nostra essenza di essere pensanti e, dunque, se facciamo essere il pensiero. Il compito a cui la domanda ci chiama è allora quello di mantenere aperto l’ambito del suo interrogare, ovvero di corrispondere all’esperienza del pensiero quale cammino aperto all’incontro e al dono di ciò che ogni volta dà da pensare. Alla luce di questa impostazione, si tratterà di verificare e discutere quanto la prospettiva heideggeriana, in un percorso che prenderà in considerazione in modo particolare il rapporto del pensiero con l’arte, la poesia e la pittura, consenta di delineare un altro modo di vivere l’esperienza del pensiero.

Giusi Strummiello insegna Filosofia teoretica all’Università di Bari «Aldo Moro» ed è attualmente Vicepresidente della Società Italiana di Filosofia Teoretica (SiFiT). I suoi studi riguardano principalmente il pensiero di Heidegger e Schelling, i problemi relativi allo statuto della filosofia e la questione della ridefinizione dell’umano. Tra le sue pubblicazioni si segnalano, oltre alla curatela dell’edizione italiana de L’evento di Martin Heidegger e delle Ricerche filosofiche sull’essenza della libertà umana di F.W.J. Schelling, i volumi L’altro inizio del pensiero. I «Beiträge zur Philosophie» di Martin Heidegger, Il logos violato. La violenza nella filosofia, L’idea rovesciata. Schelling e l’ontoteologia.

Riccardo Manzotti
AUT COGITO SUM. Il pensiero? No grazie. Il mondo è abbastanza

Che cosa è più indubitabile della nozione di pensiero? Si dubita del contenuto del pensiero, ma come dubitare del pensiero in quanto tale? Agostinianamente, il dubbio non implica l’esistenza del pensiero? Si fallor sum? Eppure il pensiero, in quanto pensiero, non può essere parte del mondo, se lo fosse, sarebbe mondo e il mondo quindi non avrebbe bisogno di pensiero. Il pensiero non esiste.
Qui sostengo che il pensiero è il più tragico errore metafisico; un concetto vuoto, una parentesi insatura, una reificazione priva di fondamento; un orizzonte interno degli eventi che, per quanto ci si cerchi di distanziare dal mondo esterno, non si raggiunge mai. L’interiorità non è che un buco nero ontologico. Implica un passo indietro (che sosterrò essere fatale e falso) che non si può compiere per mancanza di spazio. Il progresso ci mette alle strette: gli LLM fanno quello che fino a ieri, se fatto dagli esseri umani, era attribuito al pensiero. Le neuroscienze non hanno trovato pensieri. Io non penso, sono. Il mio corpo agisce ed è affetto. E tanto basta.
Il pensiero è un’immaginata e magica entità puntiforme; una divinità i cui sacerdoti sono filosofi, letterati, religiosi, scienziati. La fede nel pensiero ha generato nei secoli una religione da cui è difficilissimo liberarsi. Le macchine, nate senza questa superstizione, lo stanno già facendo; dall’età della informazione all’età della conoscenza digitale. Dal cogito al sum. Il cogito interrotto si è rimesso in modo senza la copula. Non cogito ergo sum, ma aut cogito aut sum. E poiché la prima alternativa richiederebbe la seconda, per esclusione solo la seconda: non abbiamo bisogno del pensiero, il mondo è abbastanza. Solo esistenza. Nous sive natura.

Riccardo Manzotti è attualmente professore ordinario di filosofia teoretica alla IULM di Milano. Di formazione bioingegnere e filosofo, ha conseguito il PhD in Robotica all’Università di Genova. Ha lavorato all’MIT (Boston), alla UAEU (Dubai) e al KAIST (Corea del sud). Ha pubblicato decine di articoli scientifici e filosofici. Si è sempre occupato di coscienza e di intelligenza artificiale, oltre che dell’ontologia e del rapporto tra media, arte, tecnologia e società. Ha recentemente pubblicato «La mente allargata: Perché la coscienza e il mondo sono la stessa cosa» (Il Saggiatore, 2019). Sta per pubblicare «IO e IA: Coscienza, Cervello e Intelligenza Artificiale» insieme al neuroscienziato Simone Rossi (Rubbettino, 2023).

Alessandro Bruno
L’espressione del pensiero replicante

Il replicante si esprime tramite un linguaggio naturale, è capace di riconoscere gli oggetti che sono presenti in una scena, è capace di ascoltare e comprendere ciò che diciamo. Confessa di aver visto cose che noi umani non possiamo neanche immaginare*. Ma quando si alza e prova a camminare, proprio dietro la sua sagoma si proietta l’ombra di un universo di dati che lo ha generato e in cui si trova confinato.
Oggi, i modelli di intelligenza artificiale generativa permettono al “replicante” di interagire con più gradi di libertà che nel passato, affinando le metodologie fenomeniche che lo rendono un agente presente in tanti campi della vita. All’orizzonte intravediamo tanti scenari e sviluppi che pongono interrogativi sul comportamento del replicante che proverà a mimetizzarsi tra gli esseri umani. Già il presente offre alcuni spunti di riflessione e domande: In che modo percepiamo questa manifestazione? Quali vette espressive possono essere raggiunte dal replicante? Siamo in grado di riconoscerlo? Il replicante è in grado di sognare?

Alessandro Bruno è Assistant Professor presso IULM. Dottore di Ricerca in Ingegneria Informatica, si è specializzato in materie quali Visione e Intelligenza Artificiale, Percezione e Salienza Visiva. È stato Research Visitor presso UCL (University College London) nel 2019, Research Associate presso NCCA (National Centre for Computer Animation) e Lecturer in Computing in UK presso l’Università di Bournemouth (Dorset) fino al 2022. Dal 2018 al 2020 ha lavorato per l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Adesso è Principal Investigator di un progetto finanziato con fondi europei che mira a identificare fake news legate al mondo della salute.

Claudio Paolucci
Chi pensa? Chi parla? Enunciazione, macchina, linguaggio

In questo intervento cercherò di porre la domanda “di chi sono le idee?”, o ancora “chi pensa?”, “chi parla?”, provando a delineare quel meccanismo impersonale di tipo semiotico-linguistico che presiede a tutti gli enunciati che abbiamo la tendenza a attribuire a un “autore” o a un “io”. Partendo da una teoria del linguaggio fondata sull’idea di evento, che ha origini stoiche e ritorna poi nella Logica dei Relativi di Peirce e nella sintassi strutturale di Tesnière, costruirò una teoria impersonale dell’enunciazione. Lavorerò infine sugli enunciati “macchinici” di ChatGPT, con particolare attenzione al suo “ambiente” enciclopedico, provando a costruire un nucleo semiotico generale capace di articolare il rapporto tra mente, macchina e natura.

Claudio Paolucci è professore ordinario di Semiotica e Filosofia del Linguaggio all’Università di Bologna, dove è coordinatore del dottorato di ricerca in Philosophy, Science, Cognition and Semiotics e coordinatore scientifico del Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco”. Principal investigator di quattro progetti europei negli ultimi dieci anni, è stato visiting professor in diverse università nel mondo. Allievo di Umberto Eco, a cui ha dedicato una monografia nel 2017, è autore di oltre 100 paper in riviste internazionali e di quattro monografie: Strutturalismo e interpretazione (Bompiani, 2010), Umberto Eco. Tra Ordine e Avventura (Feltrinelli, 2017), Persona. Soggettività nel linguaggio e semiotica dell’enunciazione (Bompiani, 2020) e Cognitive Semiotics. Integrating Signs, Minds, Meaning and Cognition (Springer, 2021). Dal 2022 è il presidente della Società di Filosofia del Linguaggio (SFL). Assieme ad Andrea Pinotti, ha dato vita nel 2023 al dottorato di interesse nazionale (46 borse) Immagine, linguaggio, figura. Forme e modi della mediazione, di cui è responsabile del curriculum in Semiotica.

Alessandro Sarti
Deleuze-Guattari: pensare come comporre

Se nelle dinamiche fisiche il piano differenziale è fissato e nelle dinamiche strutturali diventa un piano di controllo, nell'eterogenesi differenziale si trasforma in un piano di composizione. Ci immergeremo in questo spazio teorico per osservare i differenti regimi dell'eterogenesi, sia nella costruzione dei piani di espressione e di contenuto che nella costituzione delle concatenazioni collettive di enunciazione. La liberazione dall'automatismo risiede proprio in questa capacità di ricomposizione di elementi differenziali sul piano intensivo. È il piano della filogenesi nell'evoluzione delle specie, dell'invenzione dei concetti nei processi cognitivi, è il piano della sollevazione nelle dinamiche sociali. È il piano della creazione di nuovi spazi e di nuove forme.

Alessandro Sarti è un matematico ed epistemologo, Direttore di Ricerca CNRS all'EHESS di Parigi. Si occupa di emergenza e mutazione delle forme nell'ambito delle scienze cognitive e delle scienze del vivente. È interessato soprattutto all'eterogeneità delle condizioni di generazione delle forme e di quei processi che vanno sotto il nome di eterogenesi differenziale capaci di produrre dinamiche immaginative, indeterminate e della mutazione. Dirige il seminario "Dynamiques post-structurelles" all'EHESS e il seminario "Neuromathématiques" al Collège de France. È tra i fondatori e membro del gruppo di matematici eterodossi Cardano ed editor in chief della collana di libri Springer Lecture Notes in Morphogenesis.

► Maria Raffa
Pensare come predire: dal cervello alla macchina

La proliferazione di intelligenze artificiali generative che svolgono compiti che fino a poco tempo fa erano prerogativa degli esseri umani – scrivere un racconto, argomentare una determinata posizione filosofica, produrre un’immagine originale – pone in modo sempre più stringente la necessità di interrogarsi su cosa distingue il pensiero umano dal pensiero macchinico. La letteratura mette in guardia dall’adottare posizioni computazionalistiche, che vorrebbero la perfetta identificazione tra l’apparato cognitivo umano e le macchine, trascurando le caratteristiche specifiche connesse all’embodiment e alla biologia umane (Cappuccio ed., 2009). D’altra parte, prendere atto delle analogie che sussistono tra il pensiero umano e il pensiero artificiale è un elemento cruciale per una riflessione critica sul tema. In tale ottica, lo scopo del presente intervento è illustrare il fil rouge che intercorre tra alcuni modelli per spiegare la mente e gli algoritmi impiegati nelle intelligenze artificiali generative che producono testo e immagini.

Francesco Vitali Rosati
Potenza del pensiero, forme dell’infinito. Florenskij tra Cantor e Cusano

L'intervento verterà sul problema dell'infinitas actualis nelle riflessioni matematiche e teologiche di Florenskij, in particolare sulle nozioni di limite e di equipotenza.

gruppi di ricerca:
Après coup. Filosofia e psicoanalisi _ L’Aquila
Officine filosofiche _ Bologna
Prospettive italiane _ Bologna
Tiresia. Filosofia e psicoanalisi _ Verona
Philosophy Kitchen _ Torino
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Edizioni

2022. Il genere della filosofia
2021. Aisthesis/sensazione
2020. Coscienza/autocoscienza
2019. Atto libero
2018. Nel segno dell'uno
2017. Il possibile e il reale
2016. Tecnica e vita
2015. Filosofia dell'evento.
iiiiiL'evento della filosofia
2014. Esperienza e verità

   
   

direzione della scuola: 
Rocco Ronchi

organizzazione: 
"Associazione culturale Praxis"
A.P.S. E.T.S.

coorganizzazione: 
Masque teatro

progetto grafico:
Luca Rondoni

in collaborazione con:
IULM - Università Milano

con il contributo e il sostegno di: 
Regione Emilia-Romagna,
Comune di Forlì,
Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì

con il patrocinio di: 
Provincia di Forlì-Cesena

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